Possono dei semplici motori di ricerca fornire ai navigatori di Internet le risposte alle loro ricerche e, contemporaneamente, salvare il pianeta?
Nel 2008, grazie alla collaborazione di Google e Yahoo, è nato Ecocho, il primo motore di ricerca con lo scopo di ridurre le emissioni di CO2 donando una parte dei guadagni provenienti dai banner pubblicitari (annunci pubblicitari pertinenti alla ricerca effettuata, inseriti da aziende che vogliono vendere i propri prodotti e/o servizi).
Come? Per ogni 1.000 ricerche effettuate con Ecocho si garantirebbe la semina di 2 alberi (l’equivalente di 1 tonnellata di CO2).
Significativo lo slogan: “You search. We grow trees” (in italiano è stato tradotto in “Mentre tu cerchi, noi piantiamo alberi“).
Ben presto, però, il sodalizio con Google si è dovuto interrompere, a quanto risulta ufficialmente, per l’accusa da parte dello stesso Google della violazione dei termini d’uso del servizio AdSense, perchè Ecocho avrebbe offerto degli incentivi agli utenti che effettuano le ricerche sul suo sito.
Nonostante questo, il progetto continua per la sua strada grazie all’appoggio di Yahoo che dà il suo contributo nei risultati di ricerca.
Nel frattempo, da dicembre del 2009 Internet ha assistito alla comparsa di un nuovo motore di ricerca che aspira a proteggere nientedimeno che la foresta amazzonica.
Il progetto, presentato lo stesso anno alla conferenza sul clima di Copenaghen, prende il nome Ecosia e promette di donare l’80% dei ricavi provenienti dai cosiddetti link sponsorizzati (v. Ecocho) a supporto del programma di protezione della foresta pluviale dell’Amazzonia, in stretta collaborazione con il WWF tedesco.
Il meccanismo dovrebbe scattare nel momento in cui l’utente clicca su questi link sponsorizzati (attenzione: non ogni volta che un utente effettua una ricerca tramite Ecosia).
È doveroso sottolineare, inoltre, che i server di Ecosia sono stati dichiarati “alimentati da energia verde“, anche se non lo sono quelli di Bing e Yahoo ai quali accedono per poter fornire i risultati di ricerca.
Quindi, anche se da solo potrebbe ridurre le emissioni di CO2, di fatto ciò non accade. Avviene solo indirettamente grazie proprio alla salvaguardia della foresta pluviale.