Twitter è il social network che consente di comunicare i propri tweet o “cinguettii” tramite programmi di messaggistica istantanea, via sms o via e-mail.
Il nome scelto è strettamente collegato al fatto che si possono lanciare messaggi di testo limitati: solo 140 caratteri per poter comunicare. Tutti coloro che sono registrati e che hanno scelto di seguire i tweet provenienti dall’utente che li pubblica sul proprio profilo hanno la possibilità di leggerli e di “ri-tweettarli”.
La società di San Francisco, nell’autunno del 2010, ricevette una di quelle offerte alle quali è davvero difficile dire di no: ben 15 miliardi di dollari per rilevarla. Questa storica proposta venne da Google che intendeva acquisirla alla vigilia della sua entrata in Borsa.
Come andò a finire?
Che rifiutò in previsione di nuove migliorie che avrebbero apportato ulteriore valore aggiunto al progetto lanciato al pubblico nel luglio 2007.
Ma forse quella si è trattata dell’ultima occasione per Twitter.
Perchè?
Per pochi semplici motivi:
1. degli utenti registrati su Twitter (ad oggi circa 200.000.000) solo un 10% risulta attivo ed utilizza tutte le funzionalità che offre il social network [fonte: Nielsen Online]
2. l’interazione tra gli utenti registrati è carente (si può dire che lo scambio di informazioni è più unidirezionale che bidirezionale)
3. si rivolge per lo più ai cosiddetti utenti di sempre
A differenza di ciò che accadde per Facebook, corteggiata contemporaneamente da Yahoo, Google e Microsoft, tale linea “difensiva” nel rifiutare un’offerta simile (pare di ben 15 miliardi di dollari messi sul piatto dal colosso di Redmond), e risalente a circa 3 anni fa, è risultata una decisione lungimirante: ad oggi, infatti, la società di Mark Zuckerberg vale oltre 50 miliardi di dollari.
Dopo aver deciso di cambiare il CEO (Chief Executive Officier), cosa farà Twitter per raggiungere Facebook?
Non resta che attendere da San Francisco un nuovo tweet…